"Pennabianca", gli Indiani Metropolitani di Napoli e la marcia per la giustizia promossa dal Partito Radicale » Penna Bianca

“Pennabianca”, gli Indiani Metropolitani di Napoli e la marcia per la giustizia promossa dal Partito Radicale

 In Rassegna stampa
L’associazione napoletana Pennabianca ha marciato insieme al Partito Radicale per l’amnistia e la giustizia giusta. L’evento si è tenuto a Roma

l cielo su Roma è grigio ma la luce dell’entusiasmo ha illuminato il percorso che parte da Regina Coeli e termina in Vaticano, a Piazza San Pietro. Palloncini sospesi, bandiere con il volto di Marco Pannella, striscioni e cartelli. Una folla sorridente e partecipe che si è riconosciuta nelle storiche battaglie del leader radicale scomparso lo scorso mese di maggio.

Nella capitale c’è stata la 4 Marcia per l’amnistia e la giustizia giusta, dedicata a Pannella e Papa Francesco. Il Partito Radicale ha promosso l’evento di cui è stata grande protagonista l’associazione di Napoli Pennabianca“. È la prima volta che uno striscione dei radicali varca la soglia di Piazza San Pietro. La scritta “Amnistia” è stata la parola più visibile durante l’Angelus del sommo Pontefice.

Il contributo del Comune di Napoli

Anche il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha confermato l’adesione alla marcia, da parte dell’amministrazione comunale. A rappresentare il Comune della città c’era il vicesindaco Raffaele Del Giudice.

Anche il mondo della cultura ha dato sostegno alla marcia del Partito Radicale. Il filosofo napoletano Aldo Masullo (iscritto al partito), ha affermato in un articolo pubblicato su Il Mattino:

…Eppure qualcosa di nuovo avviene. All’iniziativa aderiscono insieme uomini di fede religiosa e laicissime forze politiche. A suo sostegno vari esponenti radicali stanno attuando la pratica “non violenta” del digiuno, conforme al gandhiano insegnamento di Marco Pannella. Ora a questa pratica vanno motivatamente associandosi migliaia di detenuti.
Dico “motivatamente” non nell’ovvio senso del loro personale interesse agli auspicati provvedimenti di clemenza, bensì nel sorprendente senso della loro adesione ad una ragione civile di fondo, nella convinzione maturata in loro, come molte loro lettere attestano, dell’influenza del sistema penale sulla vita dell’intera società nazionale.
L’assidua, appassionata attenzione prestata dai radicali allo stato del sistema carcerario ha innescato un processo di maturazione attiva di forze civili sensibili e seriamente progressiste. Ma soprattutto ha suscitato un salto culturale in una parte sempre più larga della popolazione reclusa. Il fatto straordinario è che sempre più numerosi individui, quasi ostaggi della pur legittima pretesa punitiva pubblica, esclusi da ogni funzione sociale, espulsi dall’essere attivi, di fatto spogliati della dignità propria dei liberi, per la prima volta hanno lasciato alle spalle l’umiliazione della propria condizione e lo scoraggiato abbandono alla passività e al senso di mortificante impotenza.
Per la prima volta i reclusi assumono un protagonismo civile. Essi hanno cominciato a ragionare su errori compiuti e ingiustizie subite, a non chiedere pietà né ruminare rivalse, ma a prendere coscienza dei loro diritti di uomini, a riappropriarsi della dignità di cittadini“.

Il Vicesindaco Raffaele Del Giudice alla marcia per la giustizia promossa dal Partito Radicale

Ma i veri mattatori dell’evento sono stati gli Indiani Metropolitani, membri dell’associazione del Partito Radicale “Pennabianca“. “Amnistia, Marco non c’è più, Francesco pensaci tu“, ecco cosa recitava il colorato striscione messo in mostra dall’associazione napoletana.

Copricapi indiani, balli e canti, cori da stadio, i membri di Pennabianca hanno sostenuto con forza il Partito Radicale nel raggiungere l’obiettivo della marcia, gridando al paese quelli che sono i suoi principali problemi: il collasso del sistema giudiziario, la debolezza dello stato di diritto e l’affermazione e la difesa dei diritti civili.

Il messaggio è arrivato a Papa Francesco che da cattolico e grande amico di Marco Pannella, di cui ha condiviso su questi temi la battaglia politica, ha fatto sentire la sua voce in favore degli ultimi. In questo caso si è trattato dei detenuti.

Fonte: Andrea Aversa – Voce di Napoli

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