Atomi di spes
Lo ammetto. Sono di parte. Sì, faccio l’insegnante e sono di parte. Quale parte? Quella della Costituzione. E non da “partigiano” come ha detto scelleratamente qualcuno anni fa, ricoprendo ben altri ruoli. No, da amante di quella carta, troppo spesso sbandierata e difesa come un feticcio e meno spesso letta e conosciuta. Ecco perché in classe, su uno sperduto quanto meraviglioso borgo medievale delle colline langarole, a Neive, in provincia di Cuneo, si parla di Costituzione, soprattutto dell’art. 27 e del suo mancato rispetto, dei diritti dei detenuti, del loro reinserimento sociale (e anche umano) spesso bistrattato dalla nostra Repubblica che non è offesa definire “criminale”.
Bombardati da una miriade di messaggi inneggianti alla manetta, al “tutti in galera e buttare le chiavi” quando non alla pena di morte per un divieto di sosta, i ragazzi oggi non hanno la benché minima percezione di cosa sia un carcere, di quale inferno si possa aprire alle spalle del detenuto, che rimane pur sempre un essere umano, al di là del reato, di quanti anni di torture più o meno celate possano patire centinaia di persone. Persone che troppo frequentemente vengono bollate come rei e che quindi hanno come unica strada percorribile quella dell’infamia, della vergogna e della sofferenza. Certamente come scuola non si vuole né si deve veicolare un messaggio “buonista”, un messaggio basato sul “perdono cristiano”, ma basato sul diritto: non v’è dubbio alcuno che, accertata la responsabilità, il colpevole debba pagare (anche se ci sono tante altre forme di pena e di restrizione della libertà personale, oltre la galera), ma è altrettanto vero che in quel luogo, in quei pochi metri quadrati spesso la democrazia, lo stato, la Repubblica Italiana vive un momento di limbo, di stasi, di pausa.
Oggi 40 diciassettenni della provincia di Cuneo, debitamente preparati (umanamente e scolasticamente) hanno visitato il carcere di Asti, hanno toccato con mano l”inferno di cui sopra, hanno conosciuto una realtà che c’è, che esiste, che non possiamo nascondere al mondo: una realtà sicuramente complessa, ma non per questo “dimenticabile”. Sì, oggi ho fatto quel che si deve, quel che si deve sapere e qual che si deve vedere e sono convinto che quel che può accadrà. Non oggi, non domani, ma accadrà… perché oggi, mai come oggi, un atomo della scuola italiana s’è fatta “spes”, ha preferito essere “spes” piuttosto che semplice “spem”. Anche in questa sede colgo l’occasione per ringraziare del prezioso aiuto il compagno Bruno Mellano, garante regionale dei detenuti del Piemonte (unica regione d’Italia ad avere un garante per ogni capoluogo di provincia), la direttrice della casa circondariale di Asti, dott.ssa Elena Lombardi Vallauri, il Comandante Alessia Chiocco e l’educatrice responsabile dell’Equipe trattamentale, Maria Vozza, oltre al personale di polizia penitenziaria in servizio.
Claudio Marengo